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Videodrome (1983)
“Gloria e vita alla Nuova Carne!”: con queste parole si chiude
Videodrome, capolavoro Cronenberghiano del 1983 e manifesto ideale della sua
poetica, quella della Nuova Carne, per l’appunto, già presente in embrione nelle
sue pellicole precedenti e che sarà il filo conduttore della sua intera
filmografia. A partire da Stereo (1969), suo film d’esordio, Cronenberg ha
esplorato le mutazioni del corpo, la natura dell’infezione e del morbo, e le
interazioni corpo umano/macchina. Videodrome, che segue un altro titolo di
fondamentale importanza, Scanners (1981), è opera seminale e necessaria per comprendere il complesso universo
dell’autore canadese, oltre che inquietantemente profetica.
Il film
narra di Max Renn (James Woods), presidente della CIVIC-TV, una piccola
emittente televisiva che offre ai propri spettatori spettacoli a base di sesso
e violenza, semplicemente poiché “è ciò
che loro vogliono”; un personaggio solo in apparenza trasgressivo, in
realtà ristretto entro i confini ben delimitati della finzione: quando incontra
Nikki Brand (Deborah Harry), conduttrice radiofonica e masochista
nell’intimità, mostra ritrosia nel praticare il sadismo, seppur su di una
persona consenziente. Nikki dunque rappresenta il primo salto del fosso per
Max, finto-cinico che rabbrividisce quando lei gli domanda di spegnerle una
sigaretta addosso.
Tramite
Harlan, che lavora per il canale e capta trasmissioni pirata, Renn si imbatte in
un segnale satellitare sconosciuto: Videodrome, letteralmente “video-arena”,
che mostra immagini assai cruente ed estramente realistiche. L’ossessione ha
inizio, e Max deve trovare la fonte di ciò che ha visto, per portarlo su
CIVIC-TV ed aumentare l’audience.
La prima
pista lo porterà verso il Professor Brian O’Blivion (Jack Creley), personaggio
che comunica esclusivamente tramite schermo tv, in realtà defunto da mesi. La
figlia di O’Blivion , Bianca (Sonja Smits) gestisce, in memoria del padre, la
“Cathode Ray Mission” (Chiesa Catodica), luogo dove vengono accolti dei
senzatetto e viene loro fornito un apparecchio televisivo “poiché la televisione li fa sentire parte della realtà”, per usare
le parole di Bianca.
Le figura di O’Blivion (basata su
quella del massmediologo Marschall McLuhan, docente di Cronenberg ai tempi del
college) e di sua figlia sono fondamentali, poiché forniscono la chiave per la
comprensione di cosa in realtà sia Videodrome: il segnale ha provocato la
crescita di un tumore mortale nel cervello dell’uomo. O’Blivion in un primo
momento collaborava con i creatori della video-arena, poiché pensava che i loro
obbiettivi fossero comuni: quando si rese conto dei veri scopi dietro al
progetto, venne eliminato, tramite la malattia.
Videodrome,
infatti, è in realtà una cospirazione governativa segreta ordita dalla Spectacular Optical, una
ditta di occhiali, usata dalla NATO come copertura per il traffico d’armi: lo
scopo, è di “ripulire” moralmente la società, eliminando i fruitori di violenza
televisiva causando una forma tumorale nei loro cervelli. La verità viene svelata
a Max da Barry Convex (Leslie Carlson), capo della Spectacular Optical e fin
dall’inizio complice di Harlan, da lui introdotto all’interno di CIVIC-TV col
solo fine di esporre Max al segnale Videodrome: non ci sono mai state
trasmissioni, ma soltanto cassette pre-registrate.
Anche Nikki
fa parte del complotto (o meglio, la sua immagine, poiché la donna è già stata
uccisa) ed ora ciò che vogliono da Max è il suo canale per iniziare le loro
trasmissioni: lo “programmano”, inserendo una videocassetta nel suo ventre ed
ordinandogli di uccidere i suoi soci e la O’Blivion. Quando Renn si reca alla
Chiesa Catodica, Bianca riuscirà a liberarlo dal condizionamento, tramite uno
sparo proveniente da uno schermo: in tal modo, lo indirizzerà a distruggere
Videodrome ed i suoi creatori.
Il finale è
puramente nichilista: Nikki, come sempre attraverso una tv, dice a Max che il
passo successivo, al fine di potersi rigenerare nella Nuova Carne, è
distruggere il proprio vecchio corpo: il televisore mostra l’immagine di Renn
che si spara alla tempia, l’apparecchio esplode disseminando viscere, e immediatamente
dopo la sequenza si ripete. Max porta alla tempia la pistola che è diventata
tutt’uno con la sua mano, arma organica che rivedremo più volte nel cinema di
Cronenberg, pronuncia le parole finali (“Gloria
e vita alla Nuova Carne!”), e preme il grilletto.
La
narrazione della trama è necessaria per meglio comprendere l’analisi di una
pellicola particolarmente complessa e articolata, dai sottotesti molteplici e
ramificati.
Il potere
della Visione e del mezzo televisivo, innanzitutto; per usare le parole di
O’Blivion: "Lo
schermo televisivo è ormai l'unico vero occhio dell'uomo e fa oramai parte
della struttura fisica del cervello umano. Ne consegue che la televisione è la
realtà. E la realtà è meno della televisione”. Nella cupa visione
di Cronenberg è chiarissima la profezia di un potere sempre più onnicomprensivo
da parte del mezzo catodico, già molto forte all’epoca (primi anni ‘80), oggi
assolutamente imperante. La metafora
estremizzata del segnale video come mezzo di controllo mentale non è poi così
lontana dalla realtà, se pensiamo a quanti condizionamenti impone la
televisione, e soprattutto fino a che punto le masse si lascino influenzare.
L’opera sottolinea quanto lo
spettatore ne sia intossicato , al punto da subire modificazioni fisiche e
percettive; Max Renn rappresenta tutti noi, è personaggio-simbolo di qualsiasi
individuo inserito nella società odierna ed esposto al dominio televisivo,
condannato dunque a vivere in un perpetuo stato allucinatorio. La maggioranza
dei personaggi compare nel film per la prima volta attraverso uno schermo tv,
dunque esistono principalmente attraverso quel mezzo, vera e propria realtà
parallela destinata a prendere il sopravvento.
Videodrome “morde”, letteralmente,
poiché ciò che mostra non è finzione ma è reale: torture, sevizie, uccisioni,
sono così realistiche poiché sono vere.
Il tubo catodico, dunque, varca i confini tra realtà e messa in scena,
attirando subdolamente gli spettatori-vittime con la morte in diretta.
Altro punto
saliente del film è la teoria di O’Blivion sulla massa cancerogena, cresciuta
in lui dopo essere stato esposto al segnale: “non è stato il tumore a causare le allucinazioni, è stato il
contrario”; ciò spiega il modo in cui la realtà allucinatoria, la stessa che
sta vivendo Renn, si sia radicata nella materia grigia divenendone
dapprima appendice, poi organo a se stante: ecco dunque, la Nuova Carne, una
mutazione del corpo umano cagionata da visioni irreali che si sono materializzate
dapprima in un cancro, poi trasformatosi in parte integrante del sistema cerebrale.
I
riferimenti messianico-religiosi sono chiarissimi (“la parola che si fa carne”, dice Bianca a Max), a partire dalla
Chiesa Catodica fino al concetto di “purezza” espresso da Harlan a proposito
del progetto Videodrome: “dobbiamo
diventare puri e più forti”, eliminando dunque gli elementi marci dal
sistema. Lo stesso O’Blivion è una sorta di Messia Catodico, defunto eppure
onnipresente nelle centinaia di registrazioni che la figlia custodisce e
trasmette, perpetuando la sua parola come se fosse ancora in vita.
Il tema
centrale della poetica del regista, la fusione simbiotica carne-macchina è qui
portato all’ennesima potenza, col mezzo televisivo a rappresentare la
componente meccanica, il corpo estraneo che diventa tutt’uno con la fisicità umana,
per dar vita ad una forma ibrida di esistenza, anch’essa Nuova Carne: nelle
opere Cronenberghiane, ogni cosa diventa organica e vivente, dalle automobili
alle macchine da scrivere fino ai joypad (eXistenZ, 1999, film che per molti
versi è specchio di Videodrome, declinato nell’ottica videoludica) ed il corpo
umano subisce una mutazione inesorabile, nella quale l’elemento sessuale è di
primaria importanza. Memorabile, ed emblematica, la sequenza in cui Nikki appare sullo schermo, e l’apparecchio inizia
ad ondeggiare, come un corpo fremente di
desiderio: le labbra della donna riempiono l’immagine televisiva e Renn
vi affonda il volto, simbioticamente inghiottito in un amplesso catodico.
L’orifizio che si apre nel corpo di Max, pronto ad accogliere la cassetta che
lo renderà schiavo di Videodrome, è un chiaro riferimento all’organo femminile,
ma la componente sessuale impregna il film nella sua interezza, un sesso
malsano, in questo caso sadomasochistico dunque sposato alla sofferenza.
La sequenza
finale vede il suicidio del protagonista con una pistola che è diventata appendice
della sua mano, arma organica che Max rivolge contro se stesso. La scena è mostrata due volte: dapprima, attraverso lo
schermo, che esplode facendo schizzare gli intestini dell’uomo, e dopo, in
quella che dovrebbe essere la realtà ma che si è ormai troppo disorientati per
definire tale.
Gli
straordinari effetti speciali di Rick Baker (Un Lupo Mannaro Americano A
Londra) e lo score splendidamente disturbante del grande Howard Shore coronano
una pellicola epocale, imprescindibile per comprendere il genio di Cronenberg
ed il suo discorso cinematografico: cupa, pessimistica, profetica, ha
annunciato una lobotomizzazione televisiva in atto ormai da lungo tempo. Morte a Videodrome, e morte al mezzo
catodico che ha già atrofizzato e spento troppe menti.
Chiara Pani
(araknex@email.it)
Videodrome
Canada - 1983
Regia: David Cronenberg
oltre il capolavoro ed ottima recensione
RispondiEliminavero, ben oltre il capolavoro! grazie davvero :)
EliminaPiù che un film una riflessione sul ruolo mediatico della televisione (poi del cinema e infine la riflessione si sposterà sul mondo reale - meno reale della finzione). Insomma, dovrebbero far studiare questo film nelle università. Bellissima disamina
RispondiEliminaGrazie Frank :) Davvero, dovrebbero farlo studiare e non solo nelle facoltà legate al cinema, ma in ogni corso di studi che tratti di comunicazione, o sociologia, è un film di fondamentale importanza e sinistramente profetico. Come sempre immenso, Cronenberg.
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