Probabilmente non c'è cosa più difficile del riuscire a scrivere in maniera "obbiettiva" (parola brutta e relativa in questo contesto) di qualcosa che si è amato molto,anche se non lo si è capito,e che è stato realizzato da qualcuno che si ammira....se a tutto ciò si aggiunge che l'oggetto amato è Inland Empire,e la persona in questione è David Lynch la situazione diventa un'impresa con la quale,per passione,proverò a cimentarmi....
Ho atteso moltissimo questo film,come molte altre persone credo,come sempre sapevo/non sapevo cosa aspettarmi ma,in ogni caso,sono rimasta spiazzata....non tanto dall'incomprensibilità del film,che la mia mente ha visto come la conclusione di un'ideale trilogia composta da Strade Perdute prima e Mulholland Drive poi....la trilogia del sogno/incubo,della comunicazione non espressa,e,nel caso dell'ultimo film,di una disperazione profonda e di un'angoscia di fondo,una Paura della Morte che non ho potuto fare a meno di avvertire per tutta la durata della pellicola....
parlare di un film come questo è molto difficile,ci si può solo basare sull'istinto,sulle sensazioni,sui messaggi mandati all'inconscio da una serie di immagini che in apparenza non significano nulla ma che in realtà racchiudono tutto....
il canovaccio di storia è poco più di un pretesto per mostrare il vero messaggio,il "quel che c'è dentro" ed è quindi teoricamente non-mostrabile....il "viaggio" inconscio/conscio di una donna in un dato momento della sua vita/carriera,un film nel film in cui tutto si mescola continuamente,una Laura Dern icona lynchiana più che mai e più che mai gigantesca nel reggere tutto il film praticamente sulle sue sole spalle (un grande come Jeremy Irons è infatti relegato a puro contorno),in lei ci sono ancora echi della Lula di Cuore Selvaggio ma una Lula cresciuta,disincantata,passata dalla passione alla compassione e da lì alla consapevolezza della propria disperazione....
un film meno stilizzato rispetto ai precedenti lavori del regista,che erano sempre pittoricamente perfetti nelle loro surreali inquadrature...qui c'è un uso maggiore della camera a mano,forse per la prima volta,che ulteriormente confonde,disorienta,vuol essere al tempo stesso realtà ed irrealtà e ci riesce perfettamente..... primissimi piani,occhi sbarrati,deformazioni dell'immagine,per 3 ore di pellicola di cinema puro ma al tempo stesso contaminato da se stesso....non bisognerebbe leggerne o parlarne,va semplicemente.....visto.