Ha preso il via, da venerdì, la trentesima edizione del Torino Film Festival, che seguirò come inviata per Positifcinema, con extra per altre testate.
Si inizia in grande stile, con The Lords Of Salem di Rob Zombie, per CineClandestino:
http://www.cineclandestino.it/it/altrocinema/2012/the-lords-of-salem.html
The Lords Of Salem (2012)
Heidi Hawthorne, donna fragile ed
ex-tossicodipendente, lavora come dj alla stazione radio di Salem,
Massachussets, la cittadina arcinota per il suo passato di condanne
stregonesche. Passato che torna sotto forma di Lp, recapitato ad Heidi da parte
del misterioso gruppo “The Lords”: il suono inquietante ed ipnotico la
trasporterà in un incubo atavico con il quale dovrà fare i conti.
Giunge
finalmente sulle italiche sponde, grazie al Torino Film Festival, l’attesissimo
“The Lords Of Salem” di Rob Zombie, presentato in anteprima assoluta per il
nostro Paese. Opera dalla genesi produttiva travagliata, e già oggetto di
pareri controversi ed opposti, che vedono pubblico e critica divisi tra entusiasmi
assoluti e accuse di eccessiva attenzione formale a scapito della sostanza.
La
pellicola del regista/musicista statunitense (nativo proprio del Massachussets)
rappresenta, in realtà, una prova di maturazione e l’ulteriore conferma di uno
stile sempre più personale che punta a slegarsi da qualsiasi cliché, film dopo
film. Il talento di Zombie, infatti, si ritrova anche nel non essere mai uguale
a se stesso, in un percorso stilistico/narrativo che è progressivamente mutato,
arricchendosi: si parte dall’esordio con la fantasmagorica blood feast ipercitazionista de La Casa dei Mille Corpi (2003), per
poi passare al magnifico e crudo La Casa Del Diavolo (2005), spoglio e
impietoso, in netto contrasto con lo splatter barocco del primo film. Il suo prequel atipico del classico Halloween, Halloween - The Beginning (2007) è rilettura ricostruttiva, appassionata e “altra”
rispetto al capolavoro Carpenteriano, opera a sè stante e dotata di vita
propria; più debole Halloween II (2009), ma in ogni caso dotato di alcuni
momenti che sono chiaro frutto di un talento puro.
Rob Zombie
è, in primis, un grande appassionato di cinema orrorifico e quest’amore trapela
da ogni inquadratura dei suoi film: le numerosissime citazioni sono sempre
omaggi e mai plagi o bieche imitazioni, poiché si rivelano funzionali sia alla messa
in scena che al narrato.
The Lords
Of Salem rappresenta una svolta nel suo percorso registico, un felicissimo
cambio di rotta verso un cinema sempre più caratterizzato in senso personale, e
pregno di riferimenti maggiormente diversificati; la trama, volutamente
semplice, cela in realtà rimandi più sottili, lasciando allo spettatore la
facoltà di coglierli ed interpretarli. La storia di Heidi (una come sempre
eccellente Sheri Moon Zombie, anche qui incontrastato corpo-iconico, con
iconosclastia in agguato), donna dalla vita incerta e traballante, che si
ritrova al centro della nemesi delle Streghe di Salem, non è soltanto un
chiarissimo omaggio all’horror satanico anni ’70 (evidente anche nella
fotografia sgranata della prima parte del film, ad opera di Brandon Trost) ma è
anche simbolo delle due facce del Femminile, lo Stregonesco e il “virginale”
che tale non è, poiché Heidi, per quanto sia spaventata dal Male, non è
certo priva di macchie. La donna non combatte, non è eroina positiva, e anche
in questo caso si ritrova il rovesciamento di un tipico cliché di molti film di
genere: la sua debolezza, semplicemente, la trascina.
Il Male
affascina, rapisce e porta inesorabilmente a sè, in una vittoria che è anche
giustizia per le violenze e le torture subite da chi veniva, arbitrariamente,
accusato di stregoneria:non vi è, ovviamente, nessun tipo di giudizio morale,
soltanto la Visione, strega ed ammaliatrice per eccellenza.
I
riferimenti sono molteplici, da John Carpenter a Mario Bava (impossibile non
pensare a La Maschera del Demonio), passando per le suggestioni sataniste di
Kenneth Anger, fino a giungere ad alcuni tocchi di Ken Russel e Jodorowsky nei
passaggi più visionari, sottolineati anche da splendidi scenari barocchi memori
di David LaChapelle. L’immaginario visivo di Zombie viene donato a piccole
dosi, alternato a una rappresentazione realistica e a tratti lineare; nei
momenti in cui il delirio visivo si scatena, esso è puro e senza freni,
viscerale e lisergico come da tempo non si aveva il piacere di vedere sui
grandi schermi.
The Lords
Of Salem possiede un’anima iconoclasta, sovversiva, blasfema, il che fa
tristemente presagire che una distribuzione italiana possa essere impresa assai
difficoltosa, o per meglio dire impossibile per la versione integrale
dell’opera.
Il film
vuole anche essere omaggio alla musica rock anni ‘70, con una colonna sonora
sorprendente (i Velvet Underground su tutti), e riferimenti musicali sparsi in
ogni dove. Lo score (composto da John 5 e Tom Rowland) è magnificamente quieto,
alternando pianoforte e chitarra acustica, mentre l’ipnotico pezzo dei “The
Lords”, cupo ed ossessivo, fa da sfondo a una tra le più belle sequenze
dell’intera pellicola.
Un’attesa che
non delude, una prova ampiamente superata, il segno di una maturità artistica
in continua ascesa: se non si perderà lungo il cammino, Rob Zombie è destinato
ad entrare, a pieno merito, nell’Olimpo dei Maestri dell’Horror.
Chiara Pani
(araknex@email.it)
The Lords Of Salem
USA/Uk/Canada - 2012
Regia: Rob Zombie
RispondiEliminaBuon lavoro per il Festival.
Grazie mille :)
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