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The Angels’
Share (La Parte degli Angeli) (2012)
Anche gli
angeli bevono whisky
The
Angels’ Share, per gli scozzesi, è la quantità annua (il 2%) di alcool che
evapora nell’aria all’apertura delle botti di whisky, andando quindi perduta, e
diventando poeticamente “la razione degli angeli” (ancora una volta, la
titolazione italiana ha fallito l’obbiettivo di risultare efficace). Una
neonata passione per la degustazione del liquore biondo e la scoperta di
possedere un olfatto non comune sono le armi del riscatto sociale di Robbie
(ottima prova di Paul Brannigan, che gli è valsa una nomination ai Bafta
Awards), tematica che è leit-motif di molto cinema britannico degli ultimi anni
(dallo strip tease di Full Monty alla danza classica di Billy Elliott): il
coltivare un proprio talento, reinventarsi per cambiare vita ed uscire da
situazioni opprimenti. Una classica trama favolistica, dunque, che è ormai
diventata cliché troppo abusato, anche nelle mani esperte di Ken Loach.
E’
un retrogusto non piacevole, per rimanere in metafora alcoolica, quello che
resta in bocca alla fine della visione di questa pellicola già presentata a
Cannes, e depennata all’ultimo minuto dal Torino Film Festival a causa del (più
che condivisibile e assolutamente coerente) rifiuto del Premio alla Carriera da
parte del regista, per solidarietà con i lavoratori del Museo del Cinema: ci si
trova di fronte ad una commedia a sfondo sociale, ben realizzata e recitata,
fatta “per divertire e far pensare”, ma da Loach è lecito aspettarsi molto di
più, se si ripensa a titoli come Ladybird, Ladybird, che erano veri e propri
pugni nei pasciuti stomaci degli spettatori. Già da un po’ di tempo a questa
parte il grande regista britannico aveva smesso di azzannare come in passato,
realizzando alcune opere appannate e deludenti; ma come sempre avviene durante
il declino dei Maestri, non ci si rassegna, e si attende l’opera che dia di
nuovo l’impennata, che torni a colpire nel profondo e a far esclamare “ecco, è
tornato”.
The Angels’ Share, co-produzione in cui figura anche il nostro Paese,
non riesce ad affondare il colpo, restando ad un livello superficiale, con qualche
ottimo e graffiante momento, ma nulla di più.
Si
narra la storia di Robbie, giovane che porta sulle spalle una vita fatta di
precedenti penali dalla quale cerca una via di fuga, ora che ha una compagna,
Leonie (Siobhan Reilly) ed è diventato padre. Il passato lo perseguita, gli
errori che ha commesso sembrano non volerlo abbandonare, e la famiglia della
ragazza lo rifiuta, intimandogli in continuazione (e non con le buone maniere)
di stare lontano sia da lei che dal bambino. Condannato ai lavori socialmente
utili per aver pestato a sangue un ragazzo, viene affidato, insieme ad altri
colpevoli di reati minori, alla supervisione di Harry (un intenso John Henshaw
in un ruolo ricorrente nel cinema di Loach): l’uomo prende a cuore il ragazzo,
e lo inizia alla passione per la degustazione del whisky, che si rivelerà
contagiosa anche per il resto del gruppo. La figura di di Harry è una delle più
riuscite, ma non riesce a slegarsi dall’aria di risaputo che impregna l’intero
film: l’atteggiamento protettivo e bonario verso Robbie, dettato da una
solitudine che non vuole si impossessi anche del giovane, è schema troppo
rigido e scontato e non dona sufficiente profondità alla delineazione del
ruolo.
Alcuni
personaggi sono eccessivamente macchiettistici (Albert, il ragazzo non troppo
sveglio, su tutti), e si pecca di eccessivo buonismo. Le zampate di critica
sociale restano, ma sono ormai troppo stereotipate per convincere e non
lasciano una traccia profonda; si sorride, ma non si può fare a meno di pensare
che ciò che si sta guardando è un’ombra pallida delle grandi opere di Loach. Delude
anche Paul Laverty, suo fedele sceneggiatore, che ha imbastito un narrato
scialbo e privo di mordente, destinato a scorrere via in un batter d’occhio.
Di
buono, rimane l’azzeccatissima sequenza iniziale, che vede Albert ubriaco sulle
rotaie del treno prima dell’arresto, e la trascinante I’m Gonna Be (500 miles)
dei Proclaimers. La regia è come sempre impeccabile e la fotografia nitida e
realistica di Robbie Ryan è un piacere per gli occhi ma sfortunatamente non
sono sufficienti a salvare il tutto.
Un
film, purtroppo, non riuscito, riscattato, nella realtà, dal gesto forte e
significativo che Loach ha compiuto in occasione del Festival torinese: segno
che è ancora capace di graffiare, se solo lo volesse.
Chiara Pani
(araknex@email.it)
The Angels' Share
Uk/Francia/Belgio/Italia - 2012
Regia: Ken Loach
Data di uscita italiana: Giovedì 13 Dicembre 2012