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La Madre (Mama) (2013)
Uscito nelle sale statunitensi
il 18 Gennaio, con un repentino balzo in cima alle classifiche dei box office, La Madre (Mama) approda nel notro Paese portando con sé il biglietto da
visita di ottimi incassi e di una produzione firmata Guillermo del Toro,
attivissimo in queste vesti con titoli che spaziano da Lo Hobbit a pellicole meno conosciute come Splice (2009). Per il giovane regista spagnolo Andrés Muschietti,
che con La Madre esordisce nel
lungometraggio, del Toro è stato vero e proprio mecenate: nel 2008, Muschietti
realizzò il corto Mamá, ottimo
esempio di meccanismo orrorifico dall’idea fulminante e della durata di soli
tre minuti , che impressionò il cineasta messicano al punto da volerne produrre
una versione full-lenght, che
risulta, purtroppo, indebolita proprio dalla dilatazione del narrato. Quelli
che erano i punti di forza del cortometraggio, ossia l’angoscia, la tensione e
l’effetto-sorpresa, finiscono inevitabilmente per smarrirsi sulla lunga durata,
che diluisce lo spunto di partenza in una storia per molti versi risaputa e
assai derivativa.
E’ proprio la mancanza di
originalità la principale pecca dell’opera di Muschietti, già autore di spot
pubblicitari e produttore dello short film d’origine insieme alla sorella
Barbara: La Madre ripropone tutti gli
stilemi dell’horror contemporaneo, pescando a piene mani da più fonti, a
partire dal j-horror fino alla stessa poetica di del Toro, nel mostrare un
universo infantile cupo e dominato da paure primordiali, la classica fiaba nera
in cui latitano due componenti essenziali: uno script robusto e un reale senso
di spavento.
Un
peccato, poiché la tematica avrebbe potuto condurre a un risultato decisamente
più efficace: due bambine, Victoria e la
sorellina Lilly, rimaste orfane in circostanze tragiche, vengono abbandonate a
loro stesse in un capanno in mezzo ai boschi. Regredite a uno stato selvatico e animalesco,
verranno ritrovate cinque anni dopo grazie alle ricerche dello zio Lucas (Nikolaj-Coster
Valdau), il quale, insieme alla compagna Annabell (altra ottima prova di
Jessica Chastain in vista della nomination all’Oscar per Zero Dark Thirty), ne ottiene la custodia, per intercessione dello
psichiatra che le ha in cura, il Dottor Dreyfuss (Daniel Kash), il quale
continuerà a monitorarne i progressi.
La coppia e le bambine vengono così
trasferiti in una casa protetta, un’abitazione/laboratorio che permetterà loro
di proseguire la terapia, dunque un ambiente-ponte tra la solitudine selvaggia
e il calore domestico vero e proprio. L’idea possiede dunque un ottimo
potenziale, nel porre l’accento sulla natura puramente istintivo/animalesca
dell’infanzia, osservando le reazioni aggressive di Victoria e Lilly,
completamente disorientate dopo un isolamento che in realtà è stato solo
apparente: nel corso delle sedute con Dreyfuss, infatti, si scoprirà che non
erano sole. Mama, figura femminile mostruosa, spettro di una donna morta
suicida col proprio neonato tra le braccia e dunque avida di riversare un
istinto materno tragicamente sottrattole, è colei che le ha accudite durante
quei cinque anni e, come in ogni ghost-story
che si rispetti, vuole riprendere possesso degli affetti che ormai sente come
propri: un rimando dunque, all’archetipo junghiano della “Grande Madre”, nel
contempo “amorosa e terribile”, un “materno mostruoso” che ha dominato molte
pellicole di genere, da Psycho in
avanti.
La
pecca principale del narrato si ritrova nel palesare in modo eccessivo la
natura spaventevole di Mama, rendendola mostro tout-court senza lavorare su
sfumature che sarebbero risultate sicuramente più degne di interesse. Le
derivazioni dal j-horror sono evidenti nella figura ciondolante ed emaciata, che,
sorprendentemente, non è soltanto artificio digitale bensì è interpretata da un
attore in carne e ossa, lo scheletrico Javier Botet, già visto in [REC] nei
panni della ragazzina demoniaca. Interessante,
per contro, il personaggio di Annabell, che vediamo evolversi da una
sostanziale indifferenza iniziale a “nuova mamma” affettuosa e presente: è
proprio questo passaggio, la minaccia rappresentata da una figura muliebre a
scatenare le ire dello spettro.
Sottotesti
non scontati, che vengono però appiattiti da una patinatezza eccessiva e troppe
strizzate d’occhio al box-office. Muschietti si dimostra tuttavia abile nel
gestire la tensione, che resta efficace per l’intera durata della pellicola, inficiata
però da una sceneggiatura che presenta troppe falle per poter convincere
appieno.
Il
cortometraggio del 2008, che il regista definisce ora un “esercizio di stile”,
possedeva una certa potenza che viene purtroppo a mancare ne La Madre, prodotto standard di livello
medio, ben realizzato e confezionato ma privo di quel quid che avrebbe potuto renderlo un’opera interessante e peculiare
nel panorama orrorifico odierno.
Chiara Pani
(araknex@email.it)
Titolo originale: Mama
Spagna/Canada - 2013
Regia: Andrés Muschietti
Data di uscita italiana: 21 Marzo 2013
Data di uscita italiana: 21 Marzo 2013
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