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Love And
Secrets (All Good Things)
Il caso
dell’ imprenditore Robert Durst , della
misteriosa scomparsa di suo moglie, e della sua assoluzione in tribunale (the rich ones always win), monopolizzò
le cronache newyorkesi per lungo tempo, al punto da spingere la macchina
Hollywoodiana a realizzarci un film, questo Love
and Secrets, diretto da Andrew
Jarecki, al suo primo lungometraggio fiction (suo il documentario Una Storia Americana, di tematica per molti
versi analoga, che gli valse una nomination agli Academy Awards), che approda
nelle nostre sale a ben due anni di distanza dalla sua uscita. Una storia
interessante per il pubblico statunitense, assai meno per quello italico, per
lo più estraneo alla vicenda di questa famiglia di magnati dell’ edilizia.
La
pellicola è strutturata su due livelli, quello visivo, ossia la lunga
narrazione che copre un arco temporale che va dal 1971 al 2003, e quello
uditivo/verbale, extradiegetico per buona parte del film, l’ interrogatorio a
cui è sottoposto il protagonista David
Marks (un eccelso Ryan Gosling),
un botta e risposta che scorre in parallelo con le immagini, spesso con
soluzioni indovinate.
Un
costrutto che pare funzionare, almeno all’ inizio, con un incipit efficace
sebbene assai derivativo, dopo il quale si schiude il lungo flashback, dai ’70
ai giorni nostri, in cui, a livello di messa in scena, il compito della
ricostruzione di certe atmosfere dell’ epoca viene portato a termine in modo
diligente, con le musiche giuste (abbondano gli Steely Dan) e gli abiti ad
hoc, con un montaggio ben realizzato che dona al canovaccio la giusta
fluidità. Ma tutto questo non basta. Come spesso accade, una bella confezione
non è garanzia di un buon contenuto e questo è il caso di Love and Secrets che , nonostante le ambizioni, non riesce a tenere
su un’ impalcatura troppo imponente.
La pecca
principale della pellicola si trova nello script, che getta letteralmente al
vento parecchi spunti interessanti, lasciandoli in superficie, come patine e
pretesti: il trauma
infantile di David, il suo disturbo
mentale, il rapporto conflittuale con un padre ingombrante ma al tempo stesso
assente e arido (un superbo Frank
Langella) ma soprattutto quello che doveva essere il cuore pulsante del
film, ossia la storia d’ amore con Katie
(la come sempre abbagliante Kirsten Dunst,
che ci regala un’ ottima prova attoriale). I due si conoscono per caso, in un
batter d’ occhio si sposano, senza conoscersi, in preda al classico colpo di
fulmine; li vediamo passare dall’ idillio al distacco senza un’ adeguato
sviluppo degli eventi, come se tutto fosse accaduto in un attimo , mentre in
realtà la loro storia si snoda nel corso di diversi anni.
Lo
spettatore viene a conoscenza dei disturbi psichici del protagonista in modo
quasi casuale, senza un’ adeguata gradualità, con la mancanza di quei segnali e
indizi che sarebbero stati necessari al fine di un coinvolgimento empatico nella
vicenda. E’ proprio questa la grande lacuna del film, non riesce a coinvolgere,
nonostante gli elementi di forza emotiva: amore, malattia mentale, ossessione,
trauma, e delitti. In altre mani, vi sarebbe stata materia abbondante per
creare un melò noir a tinte forti, qui ci troviamo davanti a un prodotto
sciapo, senza infamia e senza lode, che finisce per sprecare delle buone
performance d’ attori.
Un altro
spunto potenzialmente efficace, quello del cambio d’ identità di David, della sua fuga in Texas dove vive
per un certo periodo travestito in abiti femminili per non farsi riconoscere ma
soprattutto “per non essere più David
Marks”, è presentato in modo quasi macchiettistico, con qualche scena che
vede Gosling andare in giro con tacchi e parrucca, senza
nessun approfondimento di un tema che avrebbe potuto essere assai interessante.
La
pellicola tenta di rubacchiare qua e là ai grandi Maestri del genere, da Hitchcock a De Palma, ma sono debitucci da quattro soldi, rimandi talmente
malriusciti da non poter nemmeno essere considerati tali.
La prima
prova di Jarecki nell’ ambito del feature
film, dunque, non può dirsi riuscita, sebbene avesse a disposizione del
materiale ottimo, partendo dal cast fino a tematiche non troppo originali ma
comunque ben plasmabili. Non convince, e annoia.
Chiara Pani
(araknex@email.it)
Titolo
Originale: All Good Things
USA - 2010
Regia:
Andrew Jarecki