venerdì 27 aprile 2012

La mia recensione di Livid (Livide) - 2011 - di Alexandre Bustillo e Julien Maury

Dopo una lunga latitanza, tra tutte le mie felici collaborazioni, rieccomi a postare un recensione solo per il blog: Livid, l' ultima opera dei francesi Bustillo e Maury. Buona lettura :)







Livid (Livide) (2011)



Opera già molto discussa questo Livid, targata 2011 e firmata da Alexandre Bustillo e Julien Maury, autori del visionario ed interessante À L’ Intérieur (2007) ; oggetto di controversie, sebbene non ancora distribuita nelle sale italiane (non è prevista per il momento un’ uscita nel nostro Paese) e proiettata soltanto in alcuni festival internazionali.

Il secondo film dei due registi francesi esaspera il gusto visivo mostrato nella pellicola precedente, rasentando talvolta l’ autocompiacimento e rendendosi in tal modo più vicino alla videoarte, dunque all’ immagine fine a se stessa, piuttosto che funzionale alla narrazione. Il difetto principale di Livid sta nella sua colonna vertebrale, ossia la sceneggiatura, debole e talvolta sfilacciata: nonostante qualche buona trovata, il canovaccio narrativo presenta troppe incongruenze ed è troppo piegato ai voleri della Visione per poter essere considerato di buona fattura.

La pellicola parte bene, nella cornice di un suggestivo villaggio di pescatori, presentandoci la giovane infermiera Lucie (una brava Chloé Coulloud), alle prese col suo primo giorno di lavoro, guidata da Wilson (Catherine Jacob), donna all’ apparenza estroversa e dai modi decisi. Il compito non è dei più semplici, assistenza a domicilio di pazienti per lo più in stato vegetativo: è così che giungono alla villa di Madame Jessel (Maire-Claude Pietragalla), una magione spettrale che fu spauracchio d’ infanzia della ragazza e dei suoi amici. L’ anziana Jessel è ora in coma irreversibile, e nella stanza risuonano le parole di Wilson sul glorioso passato della donna come insegnante di danza classica, sulla misteriosa sparizione della figlia Anna, e soprattutto, sulla sua immensa ricchezza e sul tesoro che sarebbe celato in qualche recesso dell’ enorme tenuta.

Lucie racconta tutto al fidanzato che la convince ad introdursi nella casa, insieme ad un terzo amico, a caccia del misterioso tesoro. Inutile dire che per i tre giovani sarà l’ inizio del solito incubo.
Come si potrà notare, il plot è assai scontato, quasi elementare. Gli sviluppi successivi, ciò che avverrà ai tre giovani all’ interno di villa Jessel, mescolano spunti interessanti (i flashback su Madame e la figlia Anna) ad altri francamente improbabili, che sottraggono credibilità alla narrazione. Alcune sequenze sono pura meraviglia visiva, architettate ad arte, ed il talento di Bustillo e Maury esplode in maniera prepotente. Ma uno script robusto sarebbe stato ossatura indispensabile , e si finisce per trovarsi davanti ad una serie di magnifiche immagini con una base troppo fragile.

Ci sono rimandi all’ horror italiano anni ‘ 70, anche se i reiterati paragoni con Suspiria sono stati troppo facili e raffazzonati, basati unicamente sull’ elemento della scuola di danza: tolto questo, non vi sono molte similitudini col capolavoro argentiano. C’è anche qualche idea da Bava ma i due registi guardano più che altro a loro stessi, in una sorta di presunzione visiva che può dare fastidio a molti, ma piacere ad altri. L’ insieme è patinato e al tempo stesso malsano, può risultare terribilmente irritante per alcuni, ma stregare fatalmente una buona fetta di spettatori. Un impianto visionario da fiaba nerissima con pupazzi meccanici, carillon viventi, una donna/strega mostruosa, forse un po’ troppo “aliena” . Una superba prima scena di omicidio che ci riporta all’ immaginario argentiano e suggestioni steampunk che brillano di luce propria in una sequenza successiva che rappresenta una della maggiori cadute narrative del film.

La magnifica fotografia, firmata, come nel film precedente, da Laurent Barès, è uno dei punti di forza: livida, è la prima parola che salta in mente, scurita, seppiata in alcuni punti, fredda ed angosciante in altri.
La splendida Beatrice Dalle, che dominava, folle ed incontrastata, À L’ Intérieur, ci viene qui concessa solo per una manciata di secondi, in un ruolo minuscolo, che non può bastarci.

Il film purtroppo soffre di una brutta caduta nel finale: l’ oscurità, il malsano cercano di trovare un riscatto nel fiabesco positivo ma l’ esito risulta incongruente e quasi risibile.

Una pellicola dall’ impianto scenografico incredibile, che riempie gli occhi ed i sensi: se slegata dal narrato, diventa “art for art’s sake”, visione pura. Il cinematografico però, necessita di una storia sufficientemente forte a sorreggere immagini tanto potenti, ed in questa caso essa è troppo debole per adempiere a tal compito.

La sfida era ambiziosa, e non facile: Livid purtroppo non riesce a vincerla del tutto.

Un film dunque che non può dirsi completamente riuscito, nonostante emani un fascino unico e non comune e sia forte di alcuni buoni spunti: se il canovaccio narrativo fosse stato intessuto a dovere, ci si sarebbe trovati di fronte ad un autentico gioiello.

Chiara Pani
(araknex@email.it)

 

Livid
Titolo Originale: Livide
Francia - 2011
Regia: Alexandre Bustillo e Julien Maury

 





11 commenti:

  1. ah,c'è il finale positivo,di argentiana memoria???Benissimo!Cosa c'è di più sovversivo in un horror che un finale dove le forze del male non hanno la meglio sull'Uomo?Bene allora lo vedo va,basta non sia troppo splatter

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    1. spaltter no di certo :) visivamente è splendido, il finale beh..vedrai da te....

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  2. ciao! complimenti per la completezza dell'analisi. A me è piaciuto ma anche io ho riserve sul finale che ho trovato diciamo poco adatto. Per quanto riguarda il tocco di Argento(perlomeno quello della fase horror) io l'ho visto soprattutto nell'uso delle musiche, non solo Suspiria anche se è la prima che viene in mente! Mi piace questo posto credo che ti visiterò spesso!

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  3. Ciao! ti ringrazio :) confesso di aver fatto poco caso alle musiche, infatti purtroppo non le menziono nel post. Sono stata rapita dal visivo, ma rivedrò il film per gustarne anche il lato sonoro :) Vero, il finale è decisamente fuori luogo, purtroppo. Felice di averti come visitatore, e complimenti per la tua bella e gustosa recensione di Shame! che non ho ancora visto ahimè, ma rimedierò a breve :)

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  4. grazie! sei molto gentile! Diciamo che il film mi ha provocato qualche battutina di facile ironia qua e là.Ci ho voluto scherzare un po', ma Pulcinella scherzando scherzando diceva la verità! A risentirci!

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  5. Finito di vedere adesso. Hai fatto una Recensione perfetta, ottima la fotografia, aggiungo buone le musiche ma un passo indietro rispetto "L'interieur". Questo film manca proprio della cosa principale, la trama!. Ci sono alcune scene molto belle, (i pupazzi a pranzo, il carrion umano). Pessimo il finale.

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  6. La citazione argentiana c'è eccome: quando la protagonista illumina con la torcia elettrica il diploma di danza di Deborah Jessel (rilasciato dalla Tanzakademie di Freiburg, la scuola del film di Argento): la vecchia istruttrice è stata allieva nientemeno che di Elena Markos, la Mater Suspiriorum. Cmq il film non vale molto, La sceneggiatura scade quasi nel ridicolo. Buon inizio, ma dal risveglio dell'anziana in poi, solito teenager-horror-movie.

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    1. Sì, quella è la citazione smaccata, ma io ci ho visto meno Suspiria rispetto a quanto molti dicano, parere personale. La sceneggiatura è debolissima, per me il film resta molto valido visivamente, ma purtroppo non basta.

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