pubblicata su Nocturno.it:
Dark
Shadows (2012)
“Si dice che il sangue sia più denso
dell’acqua: è quello che ci lega, che ci definisce, che ci unisce”
Con questa
frase, pronunciata dalla voce narrante di Barnabas Collins, si apre e si
conclude Dark Shadows, l’ ultima attesa opera di Tim Burton. Un
progetto che stava molto a cuore al regista di Burbank, cresciuto con l’
omonima soap-opera gotica prodotta da Dan Curtis. La differenza principale
rispetto al prodotto tv sta nel registro comedy, volutamente parodistico: in
questo film Barnabas (l’ immancabile Johnny Depp) si risveglia nel 1972, con un
salto temporale di 200 anni, dando il via a una serie di gag più o meno
riuscite.
Qui si manifesta
il punto debole della pellicola: Burton ha dimostrato di saper lavorare con l’
ironia, con un gioiellino come Beetlejuice,
tagliente e senza concessioni; in Dark
Shadows il registro è spesso incerto, alcune sequenze sono realmente
divertenti, altre risultano scontate. La performance di Depp è quasi ingessata
in un ruolo gigionesco non del tutto congeniale.
Dal punto di
vista visivo, il film è burtonianamente magnifico: dalla fotografia alle
scenografie mozzafiato, fino all’ atmosfera cupo-fiabesca che si mescola ad un’
estetica pop-sixties. Lo score di Danny Elfman accompagna a dovere l’ apparato,
seppur in modo più convenzionale rispetto ad altri lavori.
La
pellicola è evidente omaggio alla filmografia vampirica, a partire dal Nosferatu di Murnau, ma non solo: nel
volto di Barnabas sono chiari gli echi dal Cesare del Gabinetto Del Dr Caligari, dunque si spazia dalle memorie
espressioniste fino agli Hammer movies anni ’70.
Il cast è
quello delle grandi occasioni: Michelle Pfeiffer, Elena Bonham-Carter, e i
camei di Christopher Lee e Alice Cooper, non del tutto riusciti: Cooper
interpreta se stesso senza fantasia, in una trascurabile parentesi rock’n’roll.
La vera
forza del film è Eva Green, la strega Angelique Bouchard: innamorata
perdutamente di Barnabas due secoli prima, al suo rifiuto si vendica come solo
una strega può fare: con una maledizione. Angelique rappresenta l’ ossessione,
la brama di possesso che si fonde e confonde con l’ Amore. La strega si
frantuma, come una bambola di porcellana, e così il suo cuore di vetro, che
porge a Barnabas in una delle sequenze più belle del film. In lei sta la chiave
di lettura più affascinante di una pellicola non del tutto riuscita.
Un’ opera
che ha il difetto di lasciare tutto troppo in superficie, restando sempre fedele
ai propri topoi registici ma che
manca, al tempo stesso, di quel “tocco” che sarebbe stato fondamentale per poterla
considerare pienamente riuscita.
Chiara Pani
(araknex@email.it)
Dark Shadows
Usa -2012
Regia: Tim Burton
non vedo l'ora di vederlo...vediamo se darti ragione o meno, cmq pellicola imperdibile per una estimatrice di Tim quale sono io ^^
RispondiEliminaesatto, è da vedere :) a me personalmente non è piaciuto granchè, ma come sempre, De Gustibus :)
EliminaNon vedo l'ora di vederlo, specialmente perchè posso fare il confronto con i film anni settanta. :)
RispondiEliminaè assai diverso, assai. qui c'è una vena parodistica del tutto assente nel film di Curtis. può piacere, o non piacere.
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